Dall’apertura di GIRAeVOLTA c’è sempre stato un libro un po’ speciale per il tempo del Natale, in particolare un albo illustrato, proposto in libreria attraverso l’esposizione delle tavole originali. Nel 2020 abbiamo ospitato “La povera gente” un racconto Lev Tolstoj illustrato dalla giovane Chiara Ficarelli e pubblicato da Orecchio acerbo e nel 2021 “Chickamauga” di Davide Reviati su racconto di Ambrose Bierce pubblicato da Else. Quest’anno la scelta è caduta su “Il cappello” di Paolo Ventura pubblicato da Topipittori. Tre libri speciali, che hanno avuto la forza dirompente di stupirci fin alla prima lettura raccontando il valore dell’accoglienza, l’orrore per la guerra, la poesia e la tenerezza di una generosità semplice e senza limiti che riproduce la vita ancora, ancora e ancora. Le tavole di Paolo Ventura sono state realizzate con una tecnica particolare, delicatissima: comuni gessetti su carta da pacchi. E’ stato un piccolo dono per tutti noi, per tutti quelli che lo hanno ammirato e continueranno a farlo nelle pagine del libro. Per raccontare la poesia di questo libro abbiamo chiesto l’aiuto di Francesca Ciampichetti e siamo particolarmente felici che il primo contributo al sito sia il suo.
Buona Lettura!
“Con gli occhi di chi legge” di Francesca Ciampichetti
Nevica e nevica, bianchi fiocchi in un giorno d’inverno e sul campo innevato qualcuno ha costruito un Pupazzo (nome) di Neve (cognome). Chissà se il creatore aveva mani piccole o grandi, se era da solo o in compagnia, e quella sciarpa rossa chi l’avrà indossata prima? Da quale orto verrà quella carota e da quale cucina le noci. E infine un bellissimo cappello… Una tuba o un cilindro? Indossati ad un ballo o ad una cerimonia elegante. Fatto sta che Pupazzo di Neve era così soddisfatto della propria immagine da esibire un sorriso smagliante. Certo sarebbe bello, così elegante, ricevere qualche visita. Detto fatto, una cicogna va a salutarlo e Pupazzo di Neve con le sue braccia di rami lo accoglie… a braccia aperte! Sa, Signor Pupazzo, ci sarebbe un nido da finire, le dispiacerebbe darmi una “mano”? Una mano? Ma che dico una mano, le prenda pure tutte e due! Per quando cambia il colore del cielo e si fa notte la cicogna ha terminato di costruire il suo nido. Si alternano giorni e notti nella storia del Pupazzo di Neve. I fiocchi scendono a volte grandi e soffici a volte più piccoli e più radi. E anche gli incontri si moltiplicano. Arriva un uomo infreddolito, una piccola lepre affamata, un topolino e una signora rimasta a corto di carbone per la stufa. Di pagina in pagina la neve cade sempre meno e le notti si alternano ai giorni. Il tempo passa e cambiano le stagioni. E il nostro Pupazzo di Neve si “consuma”, si scioglie lentamente, la neve diventa acqua e il suo sorriso si piega un pò sotto il peso di questo nuovo elemento. Ma dove vanno i pupazzi di neve quando si sciolgono? Restano a terra per un po’ e poi evaporano e tornano alle nuvole . Si concedono un riposo meritato e aspettano che le stagioni si alternino. Verrà primavera e poi l’estate e, dopo l’ autunno, ancora il freddo inverno. Scenderanno ancora e ancora milioni di fiocchi dal cielo e, se troveranno mani gentili e curiose, ancora una volta saranno pupazzi di neve. Ancora spariranno vecchi cappelli dagli armadi, carote e noci dalle cucine e, forse, un signore con il cappotto deciderà di regalare la sua sciarpa rossa ad un nuovo Pupazzo (nome) di Neve (cognome).
La “fortuna” dei silent book
La fortuna dei silent book parte da molto lontano… Dai graffiti preistorici agli affreschi e mosaici di Pompei, dai geroglifici delle piramidi al soffitto dipinto della Basilica di San Pietro a Roma… “Scrivere” e narrare storie con le immagini è stata sicuramente una delle più grandi abilità dell’uomo.
Oggi, come allora, non necessariamente servono le parole per tramandarsi gesta eroiche, sapienza, divinità, ingegno e tracciare percorsi.
E seppure gli stili raffigurativi appartengono a culture e sensibilità diverse, così come le tecniche artistiche si basano su codici e materiali differenti nessun visitatore uscirà mai da una Pinacoteca senza un’emozione profonda.
Chi legge un silent book mette in atto tutte le sue abilità e le sue conoscenze e crea una storia che è la sua storia personale.
Chi illustra un silent book possiede una sua propria storia da narrare e, come in un libro realizzato con le parole, lascia che sia il lettore a compiere la magica “appropriazione”, inventando, sovrapponendo, tralasciando, aggiungendo, in un carosello intimo e originale, emozioni e conoscenze.
Certo è che in questo caso Paolo Ventura è stato un poeta, un illustratore, un narratore…
Cosa lo avrà ispirato nello scegliere i protagonisti di questa storia?
Quali ricordi e in quale inverno della sua vita?
O forse il racconto di una vita diversa, ma ascoltato dove e da chi?
E perché quei colori, quella signora con la gonna lunga e il fazzoletto in testa…
Ma serve davvero sapere tutto questo ora che la sua storia è diventata la nostra storia?
Un incoraggiamento vada a tutti gli adulti che pensano i non saper “leggere” i silent book: sappiate godere delle immagini e di quanto evocano in voi, descrivetele facendole vostre e lasciate che l’autore vi accompagni. Nel momento in cui aprirete il libro troverete tutti i colori e le parole già scritte nella vostra anima e, se volete, ringraziate i bambini che sono con voi per avervi dato l’opportunità di questo incontro.
L’Autore vi è già grato, a prescindere…
Buona Lettura a tutti!